I giornali di ieri ci hanno svegliato con una notizia clamorosa: in Israele c’è la democrazia. Pare infatti che nello Stato ebraico si possano criticare esplicitamente le decisioni del governo, si possano indire manifestazioni pubbliche di protesta, si possa perfino «accerchiare la Knesset», come riportava entusiasta Repubblica, in un furore terminologico non propriamente da alfabeto liberale (per un giorno, l’organo della borghesia progressista riscopre un lessico più da taverna trumpista, o bolsonarista, appuntarserlo per quando gli “accerchiatori” torneranno a non essere i Buoni).
Sembra che abbia un tale peso a Tel Aviv, la libera opinione organizzata, da far addirittura ritirare, o congelare, il provvedimento contestato, la riforma della giustizia ipotizzata dall’esecutivo di destra guidato da Bibi Netanyahu, il quale sarà anche uno che «ragiona come un dittatore», stando allo scrittore di sinistra Etgar Keret intervistato a pagina 3 de La Stampa, ma certo un dittatore di un genere ben strano. Diciamo un filo meno assertivo degli ayatollah iraniani, che le…