Social. Sud. Grillismo. Dietro all’avvicinamento di Giarrusso a Bonaccini c’è un piano

Non solo un inciampo comunicativo. A Bruxelles, i luogotenenti del presidente emiliano lavorano da mesi per fare entrare l’ex Iena tra i dem. Alla base, l’idea che con lui si possa recuperare elettorato indignato, su Facebook e non solo. Le trame dei mesi scorsi. Le voci dei protagonisti

L’imputato alla sbarra la mette sul ridere. “Lo abbiamo fatto apposta, cosicché Matteo Renzi potesse attaccarci e i nostri avversari la smettessero di dirci che Stefano Bonaccini è un suo amico”. Insomma Andrea Rossi, nel cortile di Montecitorio, sceglie l’ironia, per cavarsi d’impaccio. E’ lui, quest’uomo sempre affabile alla seconda legislatura dopo dieci da sindaco nella sua Casalgrande, nel reggiano, il supremo organizzatore della campagna congressuale di Bonaccini. E anzi, per Bonaccini, Rossi è qualcosa di più. E’ l’uomo-macchina, come usa dire. E’, cioè, il referente romano, e non da oggi. E’ a lui – emiliano come “il Bonaccia”, e come lui juventino – che un po’ tutti quelli che vogliono sapere cosa pensa il presidente emiliano, o magari chiedergli udienza, si rivolgono. E si capisce che allora è con lui, più che con altri, che Bonaccini se la sia presa per il fattaccio di Dino Giarrusso. “Mi assumo le mie colpe”,…