Un mese e due giorni. E’ il tempo impiegato dalla neo segretaria del Pd Elly Schlein per arrivare alla nomina per acclamazione dei nuovi capigruppo di Camera e Senato Chiara Braga e Francesco Boccia, nomi di stretta osservanza schleiniana, ufficialmente in sella ieri, dopo il tempo trascorso in un groviglio di trattative (trattative ancora in corso, ché ora restano sul tavolo le partite collegate di uffici di presidenza e segreteria). Calendario alla mano, c’è chi, nel Pd, alla vista a ritroso dei trentadue giorni appena trascorsi, vede affacciarsi sull’uscio del Nazareno il fantasma del temporeggiatore per antonomasia tra gli ex segretari, quel Nicola Zingaretti che, per mettere in piedi la segreteria, impiegò addirittura tre mesi. Ma c’è anche un altro fantasma, stavolta evocato in positivo dai critici del metodo Schlein (quello improntato, sui capigruppo, al “chi vince decide”, come spiega la deputata dem Marianna Madia in un’intervista al Repubblica): il fantasma dell’ex segretario Enrico Letta, che “si era comportato in altro modo”, come fa notare l’ex ministro ora senatore Graziano Del Rio nel corso della riunione a porte chiuse che porterà all’elezione di Boccia. E anche se, al mattino, in Senato, la segretaria Schlein…