Cedolare secca anche agli immobili non residenziali, la proposta
Tra le proposte di riforma fiscale c’ anche quella di estendere la cedolare secca sugli affitti agli immobili non residenziali. Non sarebbe una novit assoluta perch gi la Legge di Bilancio 2019 aveva introdotto, per un solo anno, il regime opzione di tassazione dei canoni agli immobili commerciali (categoria C/1) con superficie fino a 600 metri quadrati escluse le pertinenze. Le regole erano le medesime applicate per l’abitativo: il proprietario doveva essere una persona fisica che locava al di fuori dell’esercizio di attivit d’impresa o di arti o professioni. Con il pagamento della cedolare, pari al 21% del canone annuo contrattuale, i proventi della locazione erano esentati da Irpef (che nel regime ordinario si paga ad aliquota marginale nella misura del 95% del canone annuo) addizionali e imposta di registro. In cambio il proprietario rinunciava alla possibilit di chiedere l’aumento annuale, pari per il non residenziale al 75% dell’indice Istat del costo della vita delle famiglie di operai e impiegati. L’aumento pu arrivare al 100% solo se il contratto prevede una durata minima superiore a quella di legge (6 anni + altri 6, che per gli alberghi diventano 9 + altri 9).
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