Perché ostacolare il 5G è un problema per la competitività dell’Italia

Il mercato nazionale del 5G, entro il 2025, può valere tra i 40 e i 200 milioni di euro. Servono però investimenti per dare la possibilità agli operatori di offrire soluzioni strutturate

La politica è il motore delle telecomunicazioni, un rapporto in cui nessuno dei due può fare a meno dell’altro. Gli equilibri sono difficili, specie nel nostro paese, dove da tempo le telco cercano di trovare una sponda per avere limiti elettromagnetici su valori simili a quelli degli altri paesi europei. Non è una questione secondaria, anzi è un passaggio necessario per lo sviluppo del 5G che, al momento, viene ostacolato più dalla legislazione che dalle difficoltà orografiche.

   

Se non bastasse, nei giorni scorsi, è scomparsa la parte relativa all’innalzamento delle soglie per l’emissione del segnale dalla bozza del ddl sulla concorrenza. Dietro le quinte si è parlato delle pressioni della Lega sul governo di cui fa parte, ma il 5G non può essere il terreno di una battaglia politica nazionale. Si parla di una realtà già affermata in tutto il mondo: secondo i dati GSMA, alla fine della scorsa primavera, 493 operatori in 150 diversi paesi stavano investendo nel 5G, compresi test, acquisizione di licenze, pianificazione,…