Le critiche del presidente dell’autorità Gabriele Busia sono sbagliate, pericolose e autolesioniste. Tre problemi, uno di metodo e due di merito
Le critiche del presidente dell’autorità Gabriele Busia sono sbagliate, pericolose e autolesioniste. Tre problemi, uno di metodo e due di merito
Le reiterate critiche mosse dal presidente dell’Anac al nuovo codice degli appalti pubblici sollevano tre problemi, uno di metodo e due di merito. La questione di metodo non riguarda il fatto che un’autorità amministrativa indipendente, come l’Anac, esprima dubbi su un atto governativo, il codice. Autorità ben più consolidate, come la Corte dei conti (creata da Cavour nel 1859) e la Banca d’Italia (istituita nel 1893), utilizzano una varietà di strumenti, dagli atti ufficiali alle audizioni parlamentari, per fornire dati affidabili ed esprimere valutazioni tecniche, onde promuovere la correzione di decisioni ritenute inidonee a conseguire gli obiettivi. Il problema sta nella scelta d’intervenire nel dibattito pubblico in modo estemporaneo, al di fuori delle sedi e delle occasioni istituzionali, nel farlo in modo personalizzato, lasciando in disparte il collegio, e nel non formulare valutazioni tecniche, bensì di opportunità. In questo modo si finisce per politicizzare la funzione dell’Anac, attirandola nella dialettica tra le forze politiche.
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