Perché la conferenza per l’Ucraina a Roma sta diventando un mezzo pasticcio per Meloni

Doveva essere un summit internazionale, col patrocinio europeo, per rilanciare l’immagina della premier in Ue. Invece sarà un bilaterale. Assente Zelensky, verrà il primo ministro di Kyiv. L’attivismo della Farnesina e il cortocircuito a Bruxelles. La sfida con Macron che finisce in nulla

L’importanza dell’evento, come fanno notare alla Farnesina, resta tutta. E ci mancherebbe. Semmai, sono le aspettative che quell’evento si portava dietro a essere ridimensionate, settimana dopo settimana, e con esse pure le ambizioni, forse le velleità, del governo italiano di giocare un ruolo di primo piano sul fronte geopolitico. E così, in un affaire che, nel silenzio delle trattative riservate è scaduto un po’ nel pasticcio diplomatico, la conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina prevista a Roma per il 26 e 27 aprile s’è sgonfiata come una torta lievitata male. Per cui, dopo sporadici tentativi di allargare l’orizzonte del summit, i consiglieri di Volodymyr Zelensky hanno deciso che è meglio considerare quello fine aprile come un incontro bilaterale. Che non è poca roba; ma è meno di quanto Giorgia Meloni sperasse.

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