La grande attrice francese attesa al Bif&est d Bari si racconta a tutto campo: «Voler nascondere il tempo mi sembra da vigliacchi. Mastroianni affrontava la vita con la sua finta leggerezza, Gassman mi chiamava rompiscatole»
Finalmente Fanny e i suoi pensieri liberi che rimandano a un’epoca in cui era possibile dire tutto. Al Bif&st di Bari Fanny Ardant, il 29, porta due film, il franco-belga Couleurs de l’incendie di Clovis Cornillac, e l’opera prima di Marescotti Ruspoli, Amusia (nelle sale in aprile per 102 Distribution), dove interpreta la madre di una ragazza affetta da una malattia cerebrale, un disturbo uditivo causato dalla musica, che si innamora di un ragazzo che invece combatte la solitudine con la musica.
Cosa l’ha colpita di questa storia?
«Il modo di parlare di cose normali, come innamorarsi, in modo poetico e misterioso, mai banale. Tutte le storie sono state raccontate, da Omero in poi, ma questo giovane regista ha un modo inaspettato di raccontare l’incontro tra due giovani, Carlotta Gamba e Giampiero Concilio».
Fanny, conosceva questa malattia?
«No. È stata riconosciuta una ventina d’anni fa? Io veramente pensavo che l’avesse inventata Marescotti. Al tempo dei greci non esisteva. Forse esiste ora…