«No, eravamo già operativi»- Corriere.it

di Giusi Fasano

L’associazione diffonde un audio con le conversazioni con un cargo e le guardie costiere di Tripoli e Roma: «Non ci hanno detto chi interveniva». L’ufficiale: «Non eravamo tenuti a farlo. Abbiamo raccolto le informazioni e ringraziato»

Nelle immagini si vede la barca in balia delle onde. Si vedono i migranti che si sbracciano per chiedere aiuto. Li riprende l’aereo civile Seabird dopo che gli stessi migranti si erano messi in contatto con Alarm Phone, la rete di attivisti per i soccorsi in mare.

Sono 2 minuti e 50 di video. Lo diffonde Sea Whatch via Twitter assieme alle registrazioni delle chiamate di emergenza fatte alla Guardia costiera di Roma e alla Libia, che in quel tratto di mare (siamo a 100 miglia dalle coste libiche) sarebbe tenuta a intervenire. È la ricostruzione oraria di un soccorso mancato

per molte ore e finito tragicamente – domenica pomeriggio – con 17 sopravvissuti e 30 morti.

Sea Whatch scrive sul finale: quando chiediamo chi può coordinare i soccorsi visto che la Libia non è in grado l’ufficiale italiano riaggancia il telefono. E la Guardia costiera precisa: «Nessuno ha riattaccato in faccia il telefono, come dimostra lo stesso audio, l’ufficiale ha chiuso cortesemente la chiamata ringraziando e salutando.