Il compositore e pianista racconta il nuovo album «Invisible rainbows»: «Ogni volta che mi siedo al pianoforte è come mi ritrovassi davanti a uno specchio»
L’essenziale, diceva il Piccolo Principe, è invisibile agli occhi. «Così come invisibile è la musica, quelle onde che nascono e svaniscono nello stesso istante, non si vedono ma si sentono, non solo con le orecchie ma con tutto il corpo», ribadisce Roberto Cacciapaglia compositore e pianista, esploratore di nuove frontiere emotive e percettive.
Tra le più recenti quelle di «Invisible Rainbows»
, il nuovo album che tra poco lo condurrà in tour in quattro città italiane, da Verona (19 maggio) a Roma (il 24), da Bologna (il 25) a Milano, il 26 al Conservatorio. Conservatorio dove Cacciapaglia ha studiato, si è diplomato sotto la guida di Bruno Bettinelli, per poi avviarsi su strade non battute, senza confini, dove la classica si intreccia con l’elettronica, l’amore per la Beat Generation con quello per Jimi Hendrix e Battiato, i Pink Floyd con i Sufi e i Veda.
«O anche, come è successo per quest’ultimo album, a lasciarmi ispirare dalle teorie di Pitagora, che immaginava un rapporto armonico tra le leggi del suono e quelle dell’universo. Lavoro su triadi, consonanti,…