La premier al governatore: «Lavoriamo insieme». Lui: «Dall’esecutivo è arrivato un segnale»
«Il problema non è il nome e cognome, ma come si vuole lavorare»: Stefano Bonaccini non fa una piega quando i giornalisti, al termine dell’incontro con il governo, gli chiedono se aspira a diventare commissario per la ricostruzione dell’Emilia-Romagna. Per ora il governatore gestisce l’emergenza e vuole evitare di mettere bocca in un dibattito che lo riguarda in prima persona.
Prima dell’incontro a Palazzo Chigi con la delegazione dell’Emilia-Romagna, Matteo Salvini ha negato di aver messo il veto su Bonaccini: «Non è vero niente». Ma la sua frase è stata interpretata come una smentita di rito. Poi, nel corso dell’incontro, sindacati e associazioni delle imprese della regione hanno buttato là un «ci aspettiamo che si lavori secondo il modello del terremoto e che si valorizzino le istituzioni». Un modo per dire che loro avrebbero preferito affidare la pratica a Bonaccini, nominato commissario alla ricostruzione dopo il sisma che 11 anni fa colpì l’Emilia-Romagna. Ed è il punto di forza del governatore: riuscire a mettere insieme e a far collaborare imprese e sindacati.
Il presidente dell’Emilia-Romagna però, che sa che…