L’errore di confondere la ragion di stato su Cospito con il caso Moro

L’anarchico al 41 bis, in sciopero della fame, merita una riflessione pietosa, cosa del tutto diversa dal cedimento al ricatto di un partito armato combattente. No alla simulazione storica che rinnova la tragedia di quasi mezzo secolo fa

La tragedia della fermezza dello stato nel caso del rapimento e dell’uccisione di Aldo Moro (1978) non va confusa con la questione dell’anarchico Alfredo Cospito, del suo sciopero della fame fino al rischio di morte, della richiesta dei suoi legali di sottrarlo alle regole di restrizione del 41-bis, secondo il criterio stabilito per impedire i contatti tra i grandi criminali mafiosi e le cosche di appartenenza. Tragedia è parola importante, indica uno stato di necessità, di inevitabilità del male, un dilemma storico e morale senza soluzione positiva possibile. Nella storia italiana repubblicana, e forse non solo in quella, il caso di Moro è l’unico vero caso definibile in termini tragici, che evocano il coro greco o Shakespeare.

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