Campobello di Mazara, i due ospitavano ogni giorno il padrino a pranzo e a cena. Controllavano che nessuno notasse i movimenti dell’ospite. La donna gestiva le comunicazioni. Salgono a sei le persone finite in cella per aver coperto la sua latitanza
Sarebbero stati i vivandieri di Matteo Messina Denaro. A casa loro il boss, allora il ricercato numero uno in Italia, avrebbe pranzato e cenato per mesi. Con l’accusa di favoreggiamento e procurata inosservanza della pena sono finiti in cella Emanuele Bonafede, nipote del capomafia Leonardo Bonafede, e la moglie Lorena Ninfa Lanceri. L’arresto, eseguito dai carabinieri del Ros, aggiunge un prezioso tassello alla ricostruzione dell’ultimo periodo della latitanza del padrino di Castelvetrano.
La coppia, secondo gli inquirenti, avrebbe ospitato Messina Denaro nella sua casa di Campobello di Mazara «in via continuativa e per numerosi giorni». Il boss si presentava nell’appartamento dei coniugi, nel centro del paese, puntualmente a pranzo e a cena e trascorreva ore in loro compagnia, entrando e uscendo indisturbato. Bonafede e la moglie controllavano con attenzione la strada, si assicuravano che nessuno potesse notare i movimenti dell’ospite che lasciava l’abitazione solo dopo il loro via…