I perfidi dicono già l’avvocato dovrà reinventarsi “notaio”: semplice ratificatore, cioè, di decisioni prese da altri. Gli altri, nella fattispecie, sono i Fratelli d’Italia del nord. Lui è Attilio Fontana, presidente della Lombardia certo ormai della riconferma alla guida della regione, ma certo pure di dovere appoggiarsi, per governare, a un partito che non è il suo. Matteo Salvini, del resto, il mezzo collasso nel giardino di casa del leghismo che fu, lo ha messo in conto. E’ convinto che questo nuovo abito indossato, quello del ministro che parla poco e si dà molto da fare, che si mostra dedito a spegnere più polemiche di quelle che alimenta, pagherà. Ma sa che il trend è quello che è: e alla sera del 13 febbraio, quando inizierà lo scrutinio, dovrà fare buon viso a cattivo gioco. Ha iniziato già, in effetti. Rivendicando, cioè, come in Lombardia “resterà il nostro presidente, l’Attilio”. Solo che se la subalternità alla destra meloniana è per certi versi nella logica delle cose a Roma e nel Lazio, lassù in Padania, sotto la Madonnina, quella di Fontana rischia di essere una vittoria amara. “Perché sarà un presidente commissariato dai meloniani”, se la ridono nel Comitato nord i bossiani ribelli. I numeri, certo,…