Il grande fotografo: «Comprai casa con la foto dell’attentato a Reagan. Il Brasile della mia infanzia era il Paese della dolcezza del vivere»
Sebastião Salgado, come si trova in Italia? Non pensa che la società sia aggressiva ma non violenta, mentre nel suo Brasile è violenta ma non aggressiva?
«In Italia mi trovo benissimo. Soprattutto qui a Milano. La trovo una città più calma di Roma».
Davvero? Di solito si dice il contrario.
«No, a Roma c’è più tensione, più nervosismo; i milanesi hanno il controllo di se stessi. Una volta era così anche in Brasile. San Paolo era una metropoli pacifica, la città “dura” era semmai Rio. Il Brasile della mia infanzia era il Paese della dolcezza del vivere. Certo, esisteva una componente di violenza; ma perché vivevamo nella campagna, isolati. Tutti giravano armati».
Anche lei?
«Siccome ero piccolo, mio padre mi aveva regalato un fucile piccolo, calibro 10, con cui lo accompagnavo nei suoi viaggi».
Cosa faceva suo padre?
«Aveva quindici muli per trasportare il caffè dai campi al mare: venti giorni attraverso la foresta, sempre a piedi perché i muli servivano per il caffè, non per gli uomini. Si chiamava come me, Sebastião Ribeiro Salgado; ma lo chiamavo senhor, signore. Poi ha…