“Risolvere la questione di Taiwan” e fare delle forze armate cinesi una “Grande muraglia d’acciaio“. Con questi due propositi il presidente cinese, Xi Jinping, ha chiuso i lavori annuali del Parlamento. Davanti alla platea di delegati che lo hanno eletto all’unanimità presidente per la terza volta, Xi ha elogiato il ruolo del Partito Comunista Cinese nella storia recente del gigante asiatico, dopo l’umiliazione patita dal “bullismo delle potenze straniere” che avevano ridotto la Cina a uno Stato “semi-coloniale” e “semi-feudale”. In un discorso dai toni fortemente nazionalistici, Xi ha detto che “dopo un secolo di lotte abbiamo spazzato via l’umiliazione e il popolo cinese è diventato padrone del proprio destino”. Il rinnovamento della nazione – concetto da lui stesso introdotto all’inizio del suo primo mandato come segretario generale del Pcc, alla fine del 2012 – è entrato in un processo “irreversibile”.

In un passaggio dedicato a Taiwan, Xi ha sottolineato che la Cina deve procedere alla “riunificazione”…