Oltre ad avere una serie di innegabili dimensioni umanitarie ed economiche, i flussi migratori rappresentano anche una questione di sicurezza nazionale? Direi che la risposta è ovvia, se solo si considera l’impatto che, storicamente, essi hanno avuto nelle vicende di più di una comunità politica. E aggiungerei che, in una concezione della sicurezza nazionale che non si riduca all’angusto inventario degli asset militari, preoccuparsene anche in termini di sicurezza è legittimo. Oltretutto, in uno scenario di guerra ibrida, come quella che la Russia sta conducendo contro l’Ucraina e le democrazie occidentali, l’ipotesi che la compagnia di sicurezza Wagner possa voler utilizzare come un’arma anche i flussi che puntano sull’Italia non è da escludere a priori. Punire o rendere la vita difficile a un governo convintamente leale alla solidarietà con l’Ucraina sarebbe funzionale agli interessi russi. Wagner è presente sulle coste orientali della Libia, in diversi paesi del Sahel e dell’Africa subsahariana, agisce per conto del Cremlino e si può supporre sia interessata anche economicamente a inserirsi nel barbaro e lucroso mercato del traffico di esseri umani. È il fenomeno descritto da Mike Galeotti nel suo “The Weaponisation of…