Il generale Iannucci, comandante della Nato: «Per il Paese è un momento chiave: dobbiamo evitare che l’instabilità ricada su di noi»
DAL NOSTRO INVIATO
MADRID —
Il generale Giovanni Iannucci è stato per un anno in Iraq a capo di una missione Nato diversa da ogni altra. Inaugurata nel 2018 e progressivamente cresciuta, questa missione, spiega il comandante italiano, «non addestra soldati, non distribuisce armi e non dà soldi», ma «lavora sulle cause, perché se si contrastano solo gli effetti non si va lontano». «Quando la sicurezza manca, diventa una priorità», ma è non basta se «non va di pari passo con servizi, qualità della vita, contrasto al cambiamento climatico, educazione e aspettative di vita, sviluppo».
L’Iraq è ancora sconvolto dalle conseguenze dell’invasione americana del 2003, dal terrorismo, dalla mancata ricostruzione, dalle ingerenze di Iran e Arabia Saudita, persino dalla siccità che ne ha fatto il quinto Paese più colpito al mondo dal cambio climatic
o. Per Ianucci il rischio è che gli iracheni capaci «andranno via. Gli altri saranno di nuovo attratti dal terrorismo».
Generale, non è frequente sentir parlare così un militare.
«A me è toccato imparare la lezione in Somalia da giovane…