Inzaghi si conferma un mago delle finali: «Abbiamo sbagliato approccio, ma siamo rimasti in partita. Lautaro? Bravissimo». Poi l’allenatore gestisce i malumori di Dzeko e Calhanoglu richiamati in panchina
ROMA Hanno già vinto talmente tante Coppe, gli specialisti Simone Inzaghi e Lautaro Martinez, che possono trascorrere i giorni che mancano da qui alla finale di Champions a Istanbul specchiandosi in ognuna di esse. E, come la strega delle favole, chiedere chi è il più forte del reame. Inzaghi o Guardiola, questo Lautaro dei 101 gol nerazzurri o quell’Haaland dei 52 gol (finora) in 50 partite stagionali: adesso l’unica risposta che conta è questa. Da Roma a Bisanzio, sarà un viaggio eccitante, ma molto complicato, allora per l’Inter è giusto godersi davvero questa notte dolce e la doppietta di Coppa Italia che mancava dal 2011. Un trofeo, vinto con qualche brivido, che fa il paio con la Supercoppa di gennaio, sollevata a Riad contro il Milan.
«Sono contento — sorride Simone Inzaghi —. Abbiamo vinto un trofeo che volevamo di nuovo dopo il successo dello scorso anno. E lo abbiamo fatto contro una squadra di valore, che ci ha impensierito tantissimo. Anche perché abbiamo sbagliato approccio, cosa che di solito non facciamo. Ma…