La maman et la putain, torna nelle sale il film sublime di un «teppista»- Corriere.it

Girato nel 1972, osannato dalla critica ma anche odiato. divertente e straziante, una pellicola irripetibile di liberazione e disperazione, anche per la vita del regista, Jean Eustache

Un giorno, era il maggio ’68, ho visto una cosa molto bella, nel cuore del pomeriggio. C’era molta gente e tutti piangevano. Tutto un bar piangeva. Era molto bello. Era caduta una granata lacrimogena.


Nel 1972 Catherine Garnier scrive un biglietto indirizzato a Jean Eustache. Ha appena visto, in proiezione privata, il film del regista, che il suo fidanzato. Tre ore e quaranta girate in buona parte nel suo appartamento e a cui lei ha collaborato come costumista. Annota solo poche parole: Il film sublime, non cambiare niente. Poi si uccide (qui il racconto di Milena Gabanelli).

Secondo me si sono dimenticate due cose nella Dichiarazione dei diritti dell’uomo: il diritto di contraddirsi e il diritto di andarsene.



La maman et la putain (qui la recensione di Paolo Mereghetti) racchiuso in questi due estremi, la grandezza e il dolore, la bellezza di un film davvero sublime e la sofferenza estrema che porta al suicidio. Non c’ niente di mediocre, di ordinario, in questo incredibile contro manifesto degli anni ‘70,uscito nel 1972 (ma non in Italia) e praticamente invisibile negli…