Il cardinale «inviato» di Francesco per la missione di pace: «Cosa si può fare? Vicinanza a chi è vittima, confronto, tessere legami, tanti incontri: qualunque cosa per non accettare passivamente la guerra»
CITTÀ DEL VATICANO — La «missione di pace» del Papa per l’Ucraina è riservata e ancora in fase di studio, Francesco ha scelto come suo inviato il cardinale Matteo Zuppi e il presidente della Cei, al termine dell’assemblea generale dei vescovi, misura le parole, risponde con un «no comment» alla domanda se andrà a Mosca. Però spiega come il Papa sia convolto «fino alle lacrime» nella speranza che si possano «allentare nel tensioni nel conflitto in Ucraina» e «avviare percorsi di pace».
Zuppi richiama «la commozione» di Francesco mentre l’8 dicembre, nel giorno dell’Immacolata, invocava la pace in piazza di Spagna. E lui stesso, dice, si appresta alla missione «con tanta sofferenza, vedendo la sofferenza di un popolo che ha perso tante vite». Ne parlava anche questa mattina, nell’omelia della messa celebrata a San Pietro con i vescovi italiani: «Ricordo l’angoscia che grava nell’anima del popolo ucraino che anela alla pace, e quanti piangono qualcuno che non è tornato più, inghiottito dalla macchina di morte fratricida che è la…