Lo scrittore si racconta: la carriera, le amicizie, le montagne e Bianca Berlinguer
Mauro Corona, come sta?
«Sobrio da cinque anni».
Sobrio del tutto?
«No. Cinque anni fa ho smesso con l’alcol pesante, però poi qualche mese fa mi sono detto: ho 72 anni, perché devo morire infelice? Allora ho ricominciato a bere, ma con moderazione. Per essere precisi: con moderazione esagerata».
Ancora oggi lei arrampica, scala le montagne. Perché pensa alla morte?
«Perché ne ho paura, anzi, ho paura della vita che piano piano scivola nella morte e allora sono sempre sveglio, sempre all’erta. Non dormo quasi mai, la notte scolpisco e poi scrivo. Dormo qualche ora al mattino».
In lei c’è un’insonnia quasi futurista.
«Ha ragione, perché io sembro un arrogante, un attaccabrighe presuntuoso, ma è solo il puntiglio a fare le cose migliori. Da bambino mi hanno insegnato a fare da solo e a essere bravo. Dovevo essere bravo nel trasportare un carico di legna, sennò alla sera si stava al freddo».
Nato nel 1950 a Baselga di Piné, Trento, cresciuto a Erto, come dice lei «un pugno di case incassato nella valle del torrente Vajont».
«E dove vivo adesso. Ma io la fame vera l’ho conosciuta, mica come quelli che oggi scrivono di…