La premier non vuole accollarsi l’abiura, ma Salvini la lascia ad annaspare nelle sue contraddizioni. Giorgetti dà rassicurazioni a Bruxelles, ma prende tempo. Fitto è scettico, ma silente. E c’è chi, nel governo, teme un nuovo attrito col Colle
La premier non vuole accollarsi l’abiura, ma Salvini la lascia ad annaspare nelle sue contraddizioni. Giorgetti dà rassicurazioni a Bruxelles, ma prende tempo. Fitto è scettico, ma silente. E c’è chi, nel governo, teme un nuovo attrito col Colle
Che non si possa tirarla troppo in lungo, è chiaro. E’ ciò di cui è convinto Antonio Tajani, ad esempio, e come lui pure Giancarlo Giorgetti. C’è però, e tra questi Raffaele Fitto, chi ritiene che non sia neppure utile prolungare ancora questa estenuante pantomima. Insomma, che il Mes andrà ratificato lo sanno un po’ tutti, nel governo. Lo sanno e se lo ripetono in privato. Salvo poi, beninteso, fare ostensione di pubblico cipiglio sovranista. Giorgia Meloni, confrontandosi coi suoi confidenti, aveva lasciato intendere che non poteva in ogni caso essere quello di mercoledì, il teatro della resa. Il question time alla Camera, il rodeo d’Aula in diretta tv: figurarsi. L’abiura avverrà in sordina, possibilmente figlia di nessuno. E forse qui sta il nodo politico: il fatto che invece, secondo Matteo Salvini, la paternità del rinnegamento dovrà essere chiara: “Attendiamo Giorgia”.
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