Da Koestler a Schlein, l’uso in senso antisemita del termine “ashkenazita”

Da quando Elly Schlein è diventata una leader in grado di vincere le primarie del Pd la sua identità ebraica è diventata una fonte di insulti sui social, in cui spesso viene sottolineata l’origine “ashkenazita” della famiglia. Una definizione in sé neutrale, ma che rimanda ad alcune teorie complottiste particolarmente ripugnanti che è bene conoscere visto che il termine è rimbalzato sui social fino ad arrivare sulle pagine dei giornali. Ieri, ad esempio, sul Fatto quotidiano è stata pubblicato un profilo biorgafico – non esattamente gentile nei suoi confronti – in cui Schlein veniva raffigurata con un’enorme caricatura che ne storpiava i caratteri fisici  secondo alcuni stereotipi che richiamano, forse involontariamente, la propaganda antisemita. La sottolineatura delle origini ebraiche era ben visibile nella didascalia e nel testo, con queste parole “Elena Ethel Schlein, detta Elly, nasce a Lugano nella bambagia delle élite, anno 1985. Il padre Melvin è americano, ebreo ashkenazita, insegna Scienze politiche alla John Hopkins University”.  

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