Ai mercatini di Kiev sotto la neve tanti venditori improvvisati. Nei racconti della gente affiorano i temi del momento: la crisi, il freddo, il desiderio di resistere ma anche frustrazione e rabbia tra i più poveri. E c’è chi critica Zelensky
Dal nostro inviato
KIEV — Yuri ha riempito una vecchia valigia di suoi vestiti usati e qualche piatto scompagnato e, sfidando neve e freddo, ieri mattina alle nove era già al mercato Petrovka per cercare di venderli e guadagnare qualche grivna. Lo incontriamo intirizzito in un’area fangosa e parzialmente imbiancata tra il marciapiede e la palizzata che separa la ferrovia. Utilizza la valigia come banco, cerca di proteggere la merce con un foglio di cellophane, che però viene continuamente spostato dal vento. «Ho cinquant’anni, lavoro in un’officina, ma la crisi innescata dalla guerra ha ridotto le nostre attività al lumicino, il mio salario è più che dimezzato e provo a far quadrare il bilancio famigliare», dice con il fiato che si congela sulla barba rada.
Il gelo
Non è il solo. Camminando per un paio d’ore sotto una fitta nevicata tra le bancarelle improvvisate e le baracche in legno e lamiere, abbiamo trovato tanti che, spinti dal bisogno, si sono aggiunti ai venditori abituali. I nuovi…