Che i guastatori digitali di Pyongyang non siano da sottovalutare il mondo lo ha capito all’alba dell’era cyber, quando nel 2014 riuscirono a paralizzare i server della Sony per ostacolare l’uscita di un film che ridicolizzava il dittatore Kim Il-sung. Oggi quelle capacità si sono addirittura evolute e lo dimostra l’analisi dedicata dalla società Mandiant al gruppo APT43, una sigla smascherata come copertura del regime comunista per compiere azioni di spionaggio e di finanziamento: dietro c’è l’ombra dello Rgb, il principale servizio di intelligence nordcoreano.